LA SCUOLA DI MAMMA ORSA. Piccoli Geometri

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INTRODUZIONE

Proviamo a raccontarvi questa storia dal punto di vista dei bambini, perché solo sforzandoci di guardare con i loro occhi, possiamo sperare di capire meglio la straordinaria portata delle imprese conoscitive che ogni giorno chiediamo loro di compiere.

Solo chi ha dimenticato le enormi fatiche che abbiamo fatto da piccoli per cominciare a comprendere, può pensare che misurare una stanza per farne una piantina sia un compito facile, persino banale.

Se lasciamo parlare i bambini e li ascoltiamo con attenzione, essi ci pongono continuamente nuovi problemi e domande, obbligandoci a crescere insieme con loro.    Se, invece, per troppa fretta e ansia di risultati, cediamo alla tentazione dell’indottrinamento, li obbligheremo a ripetere formule verbali di cui non hanno una reale comprensione e condanneremo noi stessi a ripercorrere strade già battute.

La figura di Mamma Orsa ci ricorda la dimensione emotiva e affettiva dell’insegnamento e dell’apprendimento. Niente può essere veramente compreso senza che susciti un’emozione. La Geometria, la Matematica e le Scienze non fanno eccezione; esse non sono il regno di una pura e fredda “razionalità”, ma attività umane capaci di stimolare la curiosità, la fantasia e la creatività, tanto quanto la letteratura, la poesia, l’arte, la musica e la danza.

Tanto meno sono il regno di un pensiero astratto separato dal corpo e dall’ambiente in cui viviamo. Non c’è concetto nel nostro cervello, che non sia passato in qualche modo attraverso il nostro corpo, i nostri sensi e le nostre mani. Il gioco, le attività motorie e manuali non sono una pausa ricreativa nell’attività di apprendimento, ma ne costituiscono la base di partenza fondamentale.

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