Raggi rettilinei?

Che la luce si propaghi e che lo faccia seguendo una linea retta sono considerati come fatti evidenti dell’esperienza quotidiana,  che non necessitano di particolari dimostrazioni e ragionamenti. Si parla con naturalezza di “raggi” e “fasci” di luce e i bambini li disegnano immancabilmente per denotare la luce, secondo una iconografia consolidata da innumerevoli rappresentazioni artistiche (soprattutto di carattere religioso).

 

 

 

 

 

Vale la pena di notare, a tale proposito, che la parola “raggio” rimanda immediatamente alla geometria del cerchio, con la sua simmetria centrale di grande valore simbolico ed artistico. Il raggio è definito come il segmento che congiunge il centro del cerchio con i punti della circonferenza; come abbiamo già notato nel capitolo sulla luce “statica”, esso suggerisce un istintivo movimento “logico” dal centro alla periferia, che è cosa concettualmente diversa dal movimento effettivo della luce dalla sorgente agli oggetti.

A dispetto, tuttavia, di queste convenzioni iconografiche consolidate, le cose non sono così evidenti come si tenderebbe a credere.

Guardate, per esempio, il paesaggio intorno a voi  in una bella e limpida giornata di sole.

il cielo e gli oggetti esterni vi appariranno nitidi e luminosi nei loro colori, ma per quanto aguzziate la vista non scorgerete la minima traccia di raggi tra il sole, alto nel cielo, e gli oggetti illuminati, giù in basso; c’è solo aria, perfettamente trasparente e invisibile.

Allo stesso modo non vedete raggi di sorta quando guardate nello spazio intermedio tra la vostra lampada da tavolo ed il foglio di carta sul quale state scrivendo.

Dove sono finiti quei raggi con cui indichiamo la luce nei nostri disegni?

Dobbiamo proprio ammettere che i raggi di luce non si vedono!

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