La realtà “aumentata” dal virtuale

LA “REALTA’ AUMENTATA”

Come la virtualizzazione  arricchisce la nostra percezione della realtà

 Quello che dovrebbe risultare chiaro, a questo punto, è che lo scambio di energia che si verifica tra l’osservatore e il mondo fisico, è altrettanto reale quanto lo sarebbe uno scambio di particelle materiali.

Pur ammettendo che nell’atto cognitivo si opera una de-materializzazione, nel senso che a penetrare nel soggetto non è tanto la materia dell’oggetto, quanto l’energia che viene con esso scambiata, questo non significa che si sia prodotta una de-realizzazionedal momento che l’energia è anch’essa reale quanto la materia.

Se, dunque, vogliamo riconoscere in questo passaggio l’origine del processo di virtualizzazione, dovremo ammettere che non si tratta di un processo , per così dire , “disincarnato”, ma di un processo reale in cui l’energia (reale) proveniente dal mondo esterno giunge a modificare lo stato delle cellule cerebrali dell’osservatore .

Dunque, virtuale non può essere opposto né a materiale, né a reale.

Potremmo dire, parodiando una formula del politically correct, che il virtuale possa essere considerato come un “diversamente reale”.

Il fatto che il processo di virtualizzazione, attuato dall’uomo fin dall’inizio del suo percorso di ominazione ( linguaggio verbale e scritto, pittura, moneta, diritto,…) , abbia raggiunto livelli straordinari, attraverso le tecniche di rappresentazione digitale e di elaborazione informatica, non cambia i termini della questione, anzi li rende ancora più chiari. Nemmeno la distinzione tra harware e software deve trarre in inganno, perché in entrambi si realizzano flussi energetici su supporti materiali.  Tra logicale e ferraglia , come dice Maldonado ( pag. 14 ), c’è un sottile rapporto dialettico di interdipendenza ed interazione .

Proprio lo sviluppo della virtualizzazione prodotto dalle nuove tecniche informatiche ha introdotto il concetto di Realta’ Aumentata ( augmented reality, AR ) o Realtà mediata (dall’elaboratore) , con il quale si intende l’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi .

Gli elementi che “aumentano” la realtà possono essere aggiunti attraverso un dispositivo mobile, come uno smart phone, con l’uso di un PC dotato di webcam o altri sensori, con dispositivi di visione (per es. occhiali a proiezione sulla retina), di ascolto (auricolari) e di manipolazione (guanti) che aggiungono informazioni multimediali alla realtà già normalmente percepita.

Non sempre l’arricchimento consiste in una aggiunta di informazioni; a volte alcune delle informazioni normalmente percepite per via sensoriale vengono sottratte per esigenza di maggiore chiarezza o utilità. Anche in questo caso, tuttavia, si continua a parlare di AR.

Si potrebbe anche distinguere la realtà aumentata ( AR ) dalla realtà virtuale ( VR ) in base al fatto che nella VR le informazioni aggiunte o sottratte elettronicamente sono preponderanti, al punto che le persone si trovano immerse in una situazione nella quale le percezioni naturali di molti dei cinque sensi non sembrano neppure essere più presenti e sono sostituite da altre. Nella realtà aumentata (AR), invece, la persona ha la sensazione di abitare la comune realtà fisica, pur usufruendo di informazioni aggiuntive o di manipolazioni di quella.

Si tratterebbe, però, di una distinzione piuttosto artificiosa, in quanto la realtà mediata può essere considerata come un continuo, nel quale VR e AR si collocano adiacenti e non sono semplicemente due concetti opposti.

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