CONCLUSIONE

Con questa riflessione sul reale e il virtuale siamo giunti ad una conclusione importante sulla attività della nostra mente.

Aver superato le concezioni ingenue e spontanee del senso comune, ma anche alcune concezioni scientifiche di tipo meccanicistico, ci ha dato una maggiore apertura mentale.

Virtuale è tutta la nostra attività mentale: noi non vediamo il mondo così com’è, ma così come ci appare attraverso le nostre costruzioni mentali. Virtuali non sono soltanto le immagini ottiche, ma tutte le altre immagini prodotte dalla nostra cultura, linguaggio e matematica compresi. La padronanza di tutti gli strumenti, scientifici e linguistici, di questa produzione culturale è fondamentale per la consapevolezza con la quale possiamo affrontare la realtà. Viene da parafrasare ciò che scriveva Galileo nel Il Saggiatore a proposito della matematica:

” La filosofia naturale è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi, io dico l’universo, ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua e conoscer i caratteri nei quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.”

Ci sembra che questa funzione di guida debba essere estesa dalla matematica a tutta la attività mentale dell’uomo. E’ la mente nella sua interezza (emozioni comprese) che guida l’uomo nella sua interazione quotidiana col mondo reale.

Ciò che forse va aggiunto, rispetto all’ottimismo galileiano, è un atteggiamento costantemente critico ed autocritico nei confronti delle convinzioni che ci guidano nelle nostre azioni, per evitare di considerarle come verità assolute e indiscutibili.

Se abbiamo imparato che persino la matematica e le teorie più consolidate debbono essere re-inventate per aderire alle nuove sfide che la realtà ci presenta, a maggior ragione dobbiamo essere disposti a verificare, ed eventualmente cambiare, le nostre convinzioni.

Prudenza e modestia ci consigliano di considerarle non troppo superiori al bastoncino con il quale il non vedente saggia l’oscuro laberinto del reale in cui è costretto a muoversi.

Questa riflessione nata dalla inadeguatezza emersa nella ordinaria definizione di immagine reale e virtuale, conclude (provvisoriamente) il nostro cammino. Per quanto ci siamo sforzati di seguire un filo conduttore ( il Filo di Arianna, appunto ), non abbiamo potuto evitare di gettare almeno uno sguardo sulle molteplici “diramazioni” che il labirinto ci ha offerto lungo il percorso. In ogni “stanza” che abbiamo visitato abbiamo visto aprirsi più porte, ognuna delle quali conduce ad ulteriori approfondimenti e sviluppi; sono le vie della ricerca linguistica, scientifica, artistica, storica e filosofica.

Se ci siamo limitati ad affacciarci appena su quegli usci non è stato certo per mancanza di interesse e curiosità, ma soprattutto per il timore di perdersi nella complessità dei problemi che si celano anche dietro gli aspetti apparentemente più semplici.

Tutto ciò richiede la cooperazione di tante competenze diverse e soprattutto molto tempo a disposizione per svilupparla, condizione che l’attuale organizzazione scolastica sembra offrire sempre di meno.

La speranza è che questo nostro lavoro possa testimoniare che qualcosa è possibile fare, nonostante le difficoltà, e che gli insegnanti meritano più fiducia, considerazione e sostegno, di quanto una opinione tanto diffusa quanto superficiale sia disposta a concedere.

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