“Vedere” nel buio

“VEDERE” CON IL TATTO, L’UDITO, IL GUSTO E L’OLFATTO ( SINESTESIA )

 Tra le cose “miracolose”, per dirla con Leonardo, che si scoprono al buio la prima è che tutti gli altri sensi si mobilitano per compensare l’impedimento della vista.

Le mani protese istintivamente in avanti per proteggerci dagli urti sostituiscono gli occhi nella stima della distanza che ci separa dagli oggetti; il con-tatto ci permette di riconoscerli in base alle sensazioni di liscio, ruvido, morbido, duro, leggero, pesante, caldo, freddo.

Insieme col tatto è l’udito ad assumere il governo della nostra “visione” nel buio:                  “ Dove sei ? Sono qui!  Qui dove ?  Davanti … dietro… a sinistra … a destra … in alto …  in basso … vicino … lontano…

Il capo, con le orecchie tese, si orienta verso la fonte sonora per stimarne la posizione e la distanza; così facendo disegna segmenti tra le sorgenti e angoli e figure geometriche: è possibile una geometria anche nel buio ! L’udito stereo-fonico sostituisce la vista stereo-scopica nella costruzione di una geometria euclidea del buio.

Anche il gusto e l’olfatto, i sensi della chimica, vengono esaltati dal buio . Gli odori, gli aromi, i profumi e i sapori ( dolce, salato, acido, amaro ) suscitano le immagini visive della sostanze che li emanano.

Si scopre che i due sensi sono collegati e che un raffreddore compromette non solo l’olfatto, ma anche il gusto del cibo che mangiamo. Si scopre, più in generale, che tutti i sensi contribuiscono a formare le immagini delle cose: l’immagine è intersensoriale !

Studi recenti dimostrano che le distinzioni tra i nostri sensi non sono così nette come pensiamo e che la continua interazione tra di essi è alla base della costruzione della nostra esperienza del mondo e di noi stessi. ( Mente & Cervello n. 93/2012; Le Scienze n. 418/2003 e n. 535/ 2013)

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