L’ombra di una fiamma

L’idea che l’ombra sia necessariamente scura e legata ad un corpo materiale denso ed opaco, è molto radicata nel senso comune.

Eppure, non è infrequente osservare ombre di sostanze molto tenui e trasparenti, come l’aria o la fiamma di una candela.

Quante volte ci è capitato di notare una sorta di tremolio sopra la fiamma di un fornello o sopra i radiatori del termosifone (soprattutto in quelli posti sotto i davanzali delle finestre ). Ci sarà capitato anche, in qualche bella giornata invernale particolarmente limpida e fredda, di appoggiare le gambe ( e il fondoschiena ) al radiatore , volgendo le spalle alla finestra. Avremo notato, allora, che un analogo tremolio sembra agitare l’aria che circonda la nostra ombra, proiettata dal sole sul pavimento. Di che cosa si tratta? “E’ il caldo !” , diciamo, accontentandoci di solito di questa prima constatazione, corretta, ma superficiale. In realtà, quel tremolio  che osserviamo sul pavimento è, nientemeno che “l’ombra dell’aria” . L’aria riscaldata sale verso l’alto, mescolandosi all’aria più fredda, generando un moto convettivo, piuttosto vorticoso. L’aria fredda, essendo più densa di quella calda, assorbe maggiormente la luce del sole, producendo sul pavimento una zona più scura. Poiché abbiamo definito l’ombra come un “contrasto di luce”, anche il debole contrasto, tra zone più chiare ed altre leggermente più scure deve essere considerato a tutti gli effetti come ombra, l’ombra dell’aria riscaldata.

Un’esperienza particolarmente suggestiva è quella effettuata da Leonardo, che riuscì ad ottenere l’ombra della fiamma di una candela.

Come è possibile ottenere l’ombra di una fiamma, di un oggetto, cioè, che non è opaco ed oscuro, ma di per sé luminoso? Se restiamo legati all’idea dell’ombra come un’entità oscura, ci sarà difficile pensare che ciò sia possibile. Se, invece, cominciamo ad accettare l’idea dell’ombra come contrasto tra sfondo e figura la cosa ci apparirà quasi naturale.

CANDELA LEONARDO

Leonardo aveva capito che sarebbe bastato utilizzare una sorgente di luce più forte della fiamma della candela, ad esempio la luce del sole.  Il metodo di osservazione è illustrato nei suoi studi sulla fiamma della candela, contenuti nel Codice Atlantico ( fogli 728r; 270ra):“…colla esperienza dell’ombra che fanno essi fochi dinanti al Sole, abbiam veduto e trovato il vero moto che fa l’aria penetrata dalla fiamma e così il fumo penetratore di essa aria “.

Per ripetere l’esperienza basterà esporre la candela alla luce del sole e proiettarne l’ombra su un foglio di carta o una parete bianca.

Se il cielo fosse nuvoloso, si potrebbe ricorrere alla luce di un proiettore, di una lavagna luminosa o di una comune lampadina.

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